Pubblicato venerdì 11 dicembre 2020Ultimo aggiornamento il

La vendetta del lupo - Parte I


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Quella mattina, Rhobar si alzò prima dell'alba. Da bravo ufficiale era suo compito dare il buon esempio alle truppe e farsi trovare già in uniforme, con le armi lucidate e il mantello di pelle di lupo ben steso sulle spalle, come si confà all'uniforme di gala degli ufficiali del Middenland. Prima ancora che i suoi uomini si svegliassero stava fumando la pipa ammirando il panorama davanti a sé, oltre le mura di cinta della caserma, giù dalle pendici dell'Ulricsberg. L'aria fredda e sferzante faceva svanire il fumo in un attimo, ma veniva subito rimpiazzato dal suo alito caldo che si condensava nel gelido mattino invernale.

Non conosceva niente di più bello.

Sentì dei passi che salivano la scala di legno del camminamento, e con la coda dell'occhio osservò Heinderich che si avvicinava. Finse di non averlo notato, ma entrambi sapevano che mentiva. Tuttavia, l'ufficiale più anziano si limitò ad affiancarsi al più giovane e accendere sua volta la pipa. Rhobar adorava quella pipa: era un oggetto superbo, a forma di testa di lupo, finemente intagliato nel corno del Minotauro più grosso del Drakwald, che Heinderich aveva personalmente decapitato da giovane. Quella pipa era una leggenda tanto quanto l'uomo che la fumava, e Rhobar aveva la fortuna sfacciata di essere il suo pupillo.

I due ufficiali, allievo e mentore, trascorsero in silenzio alcuni minuti gustandosi l'alba e il fumo. Poi Heinderich si avviò e Rhobar lo seguì senza dire una parola. Scesero dal camminamento fin nel piazzale, dove il silenzio fu rotto dal suono della campana che annunciava la sveglia.

"Uomini! Prepararsi!", gridò l'ufficiale addestratore, preposto a qualunque tipo di compito ingrato, tra cui lo sbattere giù dal letto la truppa.

Mentre gli uomini si preparavano, Heinderich si rivolse a Rhobar: "Vieni con me, parliamoci un attimo per oggi".

Entrati nella casamatta del comando, Heinderich svolse una piccola mappa del Nuovo Impero sul tavolaccio di legno. "Siamo attesi ad Altdorf tra una settimana, Rhobar. Non dovrebbero esserci problemi lungo il cammino, se siamo fortunati, salvo qualche eventuale scorribanda di Uominibestia sulla strada, ma il nostro plotone sarà abbastanza nutrito da scoraggiare quelle infide capre, se Ulric guarderà in giù. Il Graf non teme rappresaglie da est, e io con lui. Le truppe regolari sono troppo occupate a sedare i moti nei loro territori per badare a noi, anche se certamente sanno dell'appuntamento che ci aspetta nella capitale". Richiuse la mappa e si avvicinò alla parete per riporla su uno scaffale della nutrita libreria del comando. Poi guardò il giovane con i suoi occhi grigio giaccio: "Saremo solo tu e io, oltre ai sergenti e alla truppa. Non abbiamo abbastanza uomini per perdere tutto questo tempo alla celebrazione, anche se l'occasione è direi molto importante. L'Imperatore tiene particolarmente alla presenza di una rappresentanza da parte del Graf, ma comprenderà il suo desiderio di non allontanarsi troppo da Middenheim, per ora". Heinderich poggiò una mano sulla spalla di Rhobar: "Sarà un po' come quando siamo scesi dodici anni fa. Spero solo di tornare portando notizie migliori dell'ultima volta".

Il giovane abbozzò un sorriso: "Vedrai che andrà tutto bene. Dobbiamo solo arrivare, fare qualche sorriso di circostanza, un solenne brindisi a Karl Franz, che Ulric e Sigmar l'abbiano in gloria, e saremo sulla via del ritorno".

Heinderich bofonchiò qualcosa, mezzo annuendo e mezzo corrugandosi in un piglio preoccupato: l'esperienza gli aveva insegnato ad aspettarsi sempre il peggio, ma l'entusiasmo e l'intraprendenza del suo giovane ufficiale spesso bastavano a dargli quella ventata di freschezza di cui anche un vecchio veterano ha bisogno. Gli fece un occhiolino, tanto per fargli capire ancora un volta che si fidava di lui, e poi uscì dalla stanza verso il cortile. Rhobar attese ancora un attimo, indugiando sul pensiero del viaggio imminente. Poi si scosse, sollevò una brevissima giaculatoria al Dio dell'Inverno, e uscì a sua volta.

Le grida dell'ufficiale addestratore incalzavano gli uomini che si preparavano a partire. I bagagli erano stati fatti la sera prima, e nel giro di pochi minuti si sarebbero trovati in assetto di marcia. Balestre, alabarde e scudi venivano sollevati e saldamente assicurati alle cinghie dell'uniforme, o tenuti nelle forti mani degli uomini del nord. Uno stalliere portò a Rhobar il suo cavallo al centro del cortile: salendo in sella, lo splendido manto grigio della pelle di lupo sulle sue spalle brillò di rugiada nel sole freddo del mattino. Si affiancò a Heinderich pochi metri più avanti, e si scambiarono uno sguardo di intesa sotto le larghe tese dei cappelli da ufficiali.

Altdorf li stava aspettando.

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